Circa 20 mila persone rischiano di non vedersi rimborsare il biglietto dello spettacolo che avrebbe dovuto debuttare al Teatro Nazionale di Milano ma che non è mai andato in scena.
Non sono state generiche difficoltà finanziarie: è un vero e proprio crack, quello che ha portato al fallimento della società di produzione. Questa la motivazione che sta dietro all'annullamento del musical Mary Poppins, che avrebbe dovuto debuttare il 30 gennaio al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano.
Secondo quanto si può verificare sul portale dei fallimenti del Tribunale di Modena, la Wec (World Entertainment Company) ha chiuso i battenti con sentenza del 27 febbraio 2020.
Le difficoltà economiche
Il debutto milanese della nuova stagione del Musical che ricalca le vicende della baby sitter più famosa del mondo era atteso al Teatro Nazionale, con oltre 40 repliche, quando Giorgio Barbolini (titolare di Wec) ha dichiarato di dover annullare lo spettacolo per difficoltà economiche.
Secondo le sue dichiarazioni, a mettere in crisi la produzione sarebbero stati inaspettati costi per un allestimento scenografico non previsto, sostenuti per la realizzazione dello stesso spettacolo al Sistina di Roma nel 2019. In realtà, presumibilmente, la produzione potrebbe aver tentato un salvataggio della società in extremis ma senza riuscirci.
Lo sconcerto di addetti ai lavori e pubblico
Alla notizia della sospensione della programmazione di Mary Poppins il mondo dello spettacolo è insorto. Decine di attori e addetti ai lavori hanno commentato sui social l'accaduto, parlando di un sistema che non funziona e di un ingranaggio, quello alle spalle del settore Teatro, che negli ultimi anni spesso si inceppa.
Ora il rischio concreto per le circa 20 mila persone che hanno già acquistato in prevendita il biglietto sui portali dedicati, è di non riuscire ad ottenere il rimborso. A quanto emerso TicketOne non consegna il ricavo vendite a ridosso della data dello spettacolo ma direttamente ai produttori ogni settimana, il che vedrebbe la stessa società quale responsabile di eventuali rimborsi. Ciò però non avviene se si configura il fallimento della società di produzione.
Ora quindi sarà il curatore fallimentare a dover ragionare sul da farsi.